Training Autogeno e gestione dello stress

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Che cos'è esattamente lo stress?

Lo stress è la risposta che il nostro organismo dà quando deve adattarsi a situazioni nuove ma anche difficoltose o impegnative. La reazione è di tipo psicofisico, avviene cioè a due livelli, quello corporeo e quello psicologico; può inoltre essere di tipo positivo oppure negativo. Lo stress può essere attivato da eventi di vita sia piacevoli che spiacevoli, come ad esempio dalla nascita di una figlio, da un trasferimento oppure dalla perdita del lavoro o da una separazione. La risposta dello stress può scatenarsi anche di fronte a fattori fisiologici come i cambiamenti di clima e fuso orario, oppure di fronte a traumi dovuti a malattie o incidenti.

Quando lo stress ha effetti positivi viene denominato eustress: l'individuo è in grado di affrontare la situazione “critica” spendendo le giuste dosi di energia, spirito propositivo ed entusiasmo e uscendone soddisfatto di sé stesso.

Quando invece lo stress ha effetti negativi parliamo di distress: la nuova situazione problematica richiede uno sforzo eccessivamente intenso e prolungato nel tempo, che supera di gran lunga la capacità di adattamento individuale e la persona giunge ad esaurire tutte le sue risorse energetiche.

E' proprio quest'ultimo tipo di stress che, se si stabilizza e diventa stress cronico, può avere delle conseguenze negative come lo sviluppo di disturbi psicologici ( ad esempio ansia, attacchi di panico e depressione) oppure di disturbi fisici ( ad esempio colon irritabile, gastrite e ipertensione arteriosa).

Dalle ricerche risulta che lo stress cronico è alla base dello sviluppo dei cosiddetto disturbi psicosomatici, quei disturbi fisici cioè in cui uno dei fattori scatenanti è la gestione non corretta delle emozioni. Infatti ogni volta che l'individuo è stressato, di fronte ad una “minaccia” si attiva automaticamente una “risposta attacco e fuga” che provoca dei cambiamenti psico-fisici significativi quali irregolarità battito cardiaco, sbalzi pressori, aumento o diminuzione di ormoni nel sangue (es. adrenalina), rallentamento delle prestazioni neuropsichiche, stanchezza.

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Affetti e relazioni nell'era di Internet: adolescenti e nuovi approcci alla sessualità.

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Lo sviluppo dell'identità e la definizione di sè come individui sessuati impegnano l'intero arco di vita e sono influenzati da numerosi fattori di tipo biologico, cognitivo, sociale e affettivo. E' verso i 5-6 anni che viene a crearsi l'identità sessuale in maniera stabile.

Le figure genitoriali per prime contribuiscono in modo significativo alla differenziazione, relazionandosi in maniera diversa in base al sesso del bambino, rispecchiando quindi i propri valori e la propria cultura.
Ma è nell'adolescenza che l'individuo, confrontandosi con una capacità sessuale in crescente maturazione, svolge una parte importantissima di questo processo di costruzione dell'identità sessuale e di genere, sperimentando relazioni concrete con i pari e nei primi rapporti di coppia.
Dalle ricerche emerge che negli adolescenti di questo tempo le relazioni affettive e sessuali vengono vissute con una grossa valorizzazione della sperimentazione: il risultato è che le prime esperienze sessuali sono sempre più scollegate da un progetto di coppia a vantaggio di una “maturazione” individuale e personale.
E' della stessa opinione lo psichiatra – psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet il quale definisce l'amore vissuto dagli adolescenti come “narcisista”: la relazione di coppia viene vissuta come un mezzo per giungere alla piena realizzazione di sé.

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Violenza e abuso sui minori: quali effetti e quali cure?

 

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Nel Convegno dal titolo "La Comunità nella protezione dell'Infanzia e dell'Adolescenza" organizzato dall'Ordine Psicologi del Veneto e svoltosi a Padova il 5 giugno, si è affrontato il difficile tema della violenza sui minori.
Solo in Italia sono 100.000 i minori vittime di violenza e abuso presi in carico dalle Ulss.
Il maltrattamento, definito come una minaccia reale o potenziale alla salvaguardia dell' individuo, è una condizione che mette a rischio la salute fisica e psichica del minore. La dott.ssa Alessandra Simonelli, psicologa-psicoterapeuta docente di Psicopatologia dello Sviluppo nell'Università di Padova, descrive che cosa avviene nella mente del bambino maltrattato: egli subisce un vero e proprio arresto sia nella crescita che nelle funzioni cerebrali.
A causa della costante attivazione dei sistemi di risposta allo stress, nel cervello dei bambini sottoposti a violenze e abusi si osserva una riduzione delle dimensioni dell'amigdala, responsabile dell'attribuzione del significato emotivo agli eventi, e dell'ippocampo, che presiede a memoria e apprendimento. Si riscontrano inoltre atrofia corticale e riduzione del metabolismo cerebrale.
Dal punto di vista psicologico una reazione difensiva frequente è la dissociazione, cioè il distacco emotivo e cognitivo rispetto alla realtà che il bambino sta vivendo: egli si estrania, immaginando di essere altrove, come se i fatti minacciosi non stessero capitando a lui. La dissociazione vissuta nell'infanzia darà facilmente avvio a crisi in età adolescenziale.

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Studio Psicologo Belluno - Dottoressa Dalfreddo Emanuela