Negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa tra le condotte aggressive dell'adolescente un comportamento autolesionista, il “tagliarsi” o “cutting”, cioè il praticarsi tagli su varie parti del corpo attraverso lamette o taglierini. L'adolescente, più frequentemente femmina, si taglia di solito dopo aver vissuto situazioni di sofferenza o tensione: in alcuni casi si instaura una vera e propria dipendenza da questo rituale. In questo articolo cercheremo insieme di capire il significato di un comportamento così diffuso.
ansia
Collaborazioni con le scuole
Progetto "Cuori in crescita!"
"Cuori in Crescita" è un progetto di educazione all' affettività e alla sessualità rivolto alla Scuola Primaria e Secondaria.
Un percorso di accompagnamento per educare all'importanza delle relazioni affettive, come introduzione al mondo delle emozioni e alla responsabilità nel rapporto con se stessi, con il proprio corpo, con l'altro. Si ritiene più che mai necessario un percorso che sostenga il pre-adolescente nell'esplorazione del suo universo affettivo e nell'aprirsi alle relazioni, passando attraverso la conoscenza di sè e della potenzialità della comunicazione come mezzo per avvicinarsi agli altri. Lo scopo è arrivare ad impostare le basi di un'educazione sentimentale , attenzione al rispetto di sè e del proprio corpo, consapevole della differenza tra i sessi. Si ritiene inoltre importante fornire le necessarie informazioni riguardanti la sfera sessuale in maniera chiara e con un linguaggio adatto alla delicata fase che l'adolescente sta attraversando. si considera inoltre indispensabile prestare la giusta attenzione ai diversi livelli di maturazione psicologica esistenti all'interno dei gruppi classse, ma nello stesso tempo fornire risposte esaustive alla naturale curiosità dei ragazzi.
Metodologia
Il percorso è costituito da:
- 1 incontro di presentazione del progetto con genitori e insegnanti
- 2 incontri di due ore con la classe: negli incontri vengono utilizzati metodi e strumenti attivi quali esercitazioni, giochi psicologici e lavoro di gruppo.
- 1 incontro finale con genitori e insegnanti per dare una restituzione del lavoro svolto con le classi e per costituire uno spazio di confronto e scambio di esperienze sui dubbi e le difficoltà nella relazione con gli adolescenti.
"Laboratorio per genitori”
E' un ciclo di incontri di piccolo gruppo di genitori e ha l'obiettivo di sostenere il ruolo e le competenze dei genitori e valorizzare lo scambio di esperienze delle singole famiglie. Si propone inoltre di contribuire a sviluppare forme di aggregazione, solidarietà e auto aiuto tra i genitori partecipanti
Ulteriore obiettivo è quello di dare informazione e formazione su temi educativi specifici riguardanti la fasci d'età compresa tra i 3-6 anni o i 6-11 anni.
Metodologia
Il percorso è costituito da:
- 5 incontri di 2 ore con il gruppo dei genitori (max 20 partecipanti).
Negli incontri lo psicologo introduce il tema della serata e guida la discussione secondo la metodologia del lavoro di gruppo e stimolando il gruppo attraverso l'utilizzazione di tecniche attive. I temi proposti per i 5 incontri possono venire modificati in itinere in base alle esigenze del gruppo stesso.
Progetto “CorsoStop allo StressYoung per le scuole secondarie”
Corso Stop allo Stress Young: Training Autogeno e altre strategie per il rilassamento della mente e del corpo”
Questo corso si propone di insegnare e far acquisire alcune tecniche per gestire meglio situazioni legate all'ambiente scolastico quali: paura della verifiche e delle interrogazioni, ansia e attacchi di panico, irrequietezza e aggressività, assenze frequenti legate a disturbi psicosomatici, blocchi relazionali. Gli obiettivi sono:
Imparare a riconoscere i segnali di tensione nel proprio organismo e nel proprio funzionamento mentale diventa quindi fondamentale per prevenire dei veri e propri disturbi psicosomatici.
Offrire uno strumento all'interno della scuola significa quindi dare un'opportunità ai ragazzi per incrementare la conoscenza di sé e per imparare ad affrontare il disagio quando si presenta.
Sportello di ascolto per adolescenti
"Sportello di ascolto per adolescenti" per allievi degli Istituti Secondari di primo e secondo grado
Uno spazio dedicato alle allievi e alle loro problematiche, alle difficoltà che possono avere con il mondo della scuola, della famiglia e dei rapporti interpersonali.
Il servizio è aperto anche agli adulti che con gli studenti si relazionano, con l'obiettivo di sostenerli nel loro compito formativo ed educativo e condividere progetti e aspettative.
Corso Anti-Ansia a Belluno:Training Autogeno e altre strategie per il rilassamento della mente e del corpo
A partire dal 22 marzo 2016 a Belluno si terrà il Corso Anti-Ansia:Training Autogeno e altre strategie per il rilassamento della mente e del corpo a cura della d.ssa Emanuela Dalfreddo, psicologa-psicoterapeuta e della d.ssa Laura Furlani, psicologa e istruttrice di T.A.
E' un corso che insegna tecniche ed esercizi per gestire in modo pratico ed efficace l'ansia e lo stress della vita di tutti i giorni.
Corso di Training Autogeno a Belluno, un aiuto per affrontare l'ansia e gli attacchi di panico
L'ansia e la paura non sono "mostri" anzi hanno una funzione positiva, ci avvisano che c'è qualche pericolo o comunque qualche motivo per stare all'erta, e ci aiutano così a rispondere in maniera efficace alle nuove situazioni. L'ansia va accettata e ascoltata, ci sarà d'aiuto per cercare di capire nuovi elementi su di noi e sulla vita che stiamo vivendo.. Come affrontare paura e stress è uno dei temi che vengono affrontati durante gli incontri del Corso anti-ansia: in questo Corso che si tiene a Belluno una psicologa -psicoterapeuta e una psicologa esperta in Training Autogeno insegnano strategie ed esercizi per gestire in modo pratico ed efficace l'ansia e lo stress della vita di tutti i giorni.
Da martedì 31 gennaio 2017, dalle ore 18.30 alle 20.00, 10 incontri in piccolo gruppo (max 8-9 persone) presso via Catullo, 6 Belluno
Per informazioni su iscrizioni e costi tel. 349 7253856 oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Disturbi psicologici
Disturbi d'ansia
“Non si scoprono nuove terre se non si accettadi perdere di vista per molto tempola terraferma.” (A. Gide)
L'ansia è una condizione psichica caratterizzata da sensazioni di preoccupazione e paura, unite all'impressione di perdere il controllo di sè. E' un'emozione che tutti nella vita hanno sperimentato almeno qualche volta: di solito compare di fronte a situazioni minacciose o stressanti ed ha proprio la funzione di allertare la persona ad affrontare il pericolo. Esiste infatti un'ansia “buona”, di grado moderato, che se si accompagna a prestazioni, come una gara oppure un esame, può addirittura migliorarle, in quanto produce nell'individuo un' attivazione ottimale del suo sistema motorio e/o intellettivo.
Si parla di ansia “patologica” invece quando i sintomi sono così intensi da compromettere la serenità della persona e portano a limitare fortemente il suo stile di vita, danneggiando relazioni e lavoro. Ecco alcuni dei più diffusi
Disturbi d'ansia:
- Attacchi di Panico
- Fobia Sociale
- Agorafobia
- Disturbo Ossessivo Compulsivo
Attacchi di Panico
“Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato.” (F.Pessoa)
Un Attacco di Panico consiste in un preciso lasso di tempo durante i quali insorgono in maniera improvvisa intense sensazioni di paura e terrore che rapidamente, di solito entro 10 minuti, raggiungono l'apice e durano per anche mezz'ora. Per parlare di un vero attacco di panico è necessario che siano presenti almeno 4 dei seguenti sintomi:
- palpitazioni e dolori al petto accompagnati da paura di avere un attacco cardiaco;
- vampate di calore e aumento della sudorazione;
- tremori fini o a grandi scosse;
- perdita del senso della realtà e alterazione nelle percezioni;
- dispnea e/o sensazione di soffocare;
- nausea e/o disturbi addominali;
- brividi e/o sensazioni di torpore e formicolio
- vertigini, sensazione di testa vuota e/o senso di svenimento;
- paura di perdere il controllo o svenire;
- paura di impazzire e/o paura di morire.
- derealizzazione e depersonalizzazione
La persona che sta provando l'attacco di panico pensa di stare per morire, in alcuni casi di aver un infarto oppure un “Ictus” o di stare per impazzire. Alcuni riferiscono di aver provato urgentemente il bisogno di scappare dal luogo in cui sta avvenendo l'attacco.
Disturbo di panico con o senza agorafobia
Il Disturbo di Panico, con o senza agorafobia, è caratterizzato da una serie di attacchi di panico che si ripetono senza nessuna possibilità di previsione Il primo attacco, vista la sua intensità, in genere suscita una grande preoccupazione che si possa ripetere. Il disturbo di panico può essere accompagnato da “agorafobia”: generandosi la pirale “paura della paura” la persona è portata ad evitare tutte le situazioni simili a quelle in cui si è manifestato l'attacco per la prima volta. Vengono inoltre evitati i luoghi in cui sia difficile allontanarsi per mettersi al sicuro (ponti, gallerie, cinema..) oppure le situazioni in cui non sia possibile avvalersi dell'aiuto di qualcuno (la persona si muove da casa solo se accompagnata
Disturbo Ossessivo Compulsivo
"Solo se mi accetto come sono, posso cambiare" C.R. Rogers.
Tale disturbo è caratterizzato dall'intrusione di ossessioni cioè pensieri, immagini e idee fisse che vengono vissute come inappropriate , e che, indipendendemente dalla volontà del soggetto, si presentano con insistenza nella mente, causando un marcato disagio e grave sofferenza nella sua vita. Per tentare di mettere fine all'angoscia che tali pensieri provocano la persona mette in atto alcune azioni e comportamenti ripetitivi, dette compulsioni, che si manifestano come impulsi non controllabili.
Esempi di ossessioni sono i pensieri di contaminazione (di contrarre una malattia toccando le banconote) oppure i dubbi ripetitivi ( se la luce è stata spenta oppure no), la necessità che le cose siano in ordine o pulite, fantasie sessuali.
Esempi invece di compulsioni sono comportamenti ripetitivi come lavarsi le mani e controllare che la porta sia chiusa, oppure azioni mentali come ripetere alcune frasi scaramantiche o contare fino a 10.
Sia le ossessioni che le compulsioni spesso non hanno alcuna attinenza con la realtà, e sono anche accompagnate dalla consapevolezza della persona di quanto esse siano irragionevoli, ma persistono ugualmente.
Per poter parlare di disturbo è necessario che tali pensieri e azioni oltre a provocare sofferenza e disagio richiedano del tempo, più di un'ora al giorno e che esse interferiscano in maniera significativa nelle relazioni, nella vita lavorativa o scolastica e nelle abitudini quotidiane del soggetto.
Questo disturbo si presenta con maggiore frequenza tra gli adolescenti e i giovani adulti; spesso si ritrova all'interno della stessa famiglia, avvalorando le ipotesi genetiche.
Depressione
“Non c'è giorno a cui non segua la notte, non c'è notte senza alba...né gioia imperitura... né dolore infinito....” dal Libro I-Ching
Possiamo definire la Depressione quello stato caratterizzato da una molteplicità di sintomi in cui prevale una grande tristezza e un sentimento di “vuoto”, che perdura quasi tutto il giorno. Oltre alla significativa deflessione del tono dell'umore si assiste alla marcata diminuzione di piacere e coinvolgimento verso persone e attività . Possono comparire inoltre sentimenti di autosvalutazione, sensi di colpa e di responsabilità eccessivi, difficoltà a prendere decisioni, difficoltà a pensare o a concentrarsi e a memorizzare, apatia, idee negative su di sé e sulla propria vita, idee di morte e di suicidio.
La persona depressa si sente stanca e priva di energie, appare rallentata, a volte agitata e irritabile. Nei bambini e negli adolescenti prevale l'irritabilità. Può soffrire di insonnia o al contrario rifugiarsi nell'ipersonnia, cioè nel dormire troppe ore.
Cambia il suo rapporto con il cibo: a volte si riscontra la perdita dell'appetito e essa può quindi può perdere peso in maniera significativa; altre volte invece mangia troppo ed allora si assiste a un significativo aumento di peso.
La persona depressa può presentare facilità al pianto, preoccupazioni eccessive per la salute fisica, lamentele per dolori vari, tendenza a rimurginare, ansia. I sintomi riferiti interferiscono in maniera significativa con le relazioni che di solito nel corso di una depressione vengono riferite come insoddisfacenti. L'individuo fatica a portare a termine i propri compiti lavorativi che vengono percepiti come più faticosi e pesanti. Il grado della depressione può essere lieve, moderata o grave. Se non trattato un episodio depressivo può durare anche sei mesi o più.
Depressione post partum
“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall'altro, quanto l'essere incinta. La madre è raddoppiata poi divisa a metà e mai più sarà intera.” Erika Jong
Nei giorni immediatamente dopo il parto, insieme alla felicità di essere madre e ai sentimenti di tenerezza nei confronti del neonato, alcune donne sperimentano anche dei sentimenti che non si aspettavano, a volte in contrasto con la tanto decantata fierezza e beatitudine che contraddistingue la neo mamma. Proprio perchè inaspettati e contrastanti sono anche difficili da riconoscere e da accettare e a volte rimangono segreti.
Vengono avvertiti sentimenti di malinconia e tristezza, irritabilità, inquietudine ed ansia, facilità al pianto.
Questo periodo viene chiamato anche "maternity-blues" o "baby-blues" tende a durare circa una settimana, dopo la quale la labilità emotiva sopra descritta si dissolve.
Una percentuale di donne sperimenta invece la depressione post partum che vede il perdurare di questi sintomi a cui si aggiungono la fatica dell'essere mamma: l'umore diviene più cupo e pesante, fanno la comparsa ansia e angoscia, il bambino, così come tutta l'esperienza della maternità, vengono avvertiti con sentimenti di insofferenza e rabbia. La neo mamma sperimenta quindi una sensazione di vuoto e mancanza di energia, prevale la tristezza e tutto appare senza senso e inutile. E' spesso prossima al pianto.
E viene invasa dal senso di incapacità. Vive senso di colpa in quanto non si sente una brava mamma e una moglie adeguata; può vivere anche anche ansia per il figlio e persistenti preoccupazioni che gli possa succedere qualcosa..
A volte si rifiuta di stare da sole con il piccolo perché teme di non riuscire a farcela così come di potergli fare del male.
Possono comparire insonnia e disturbi dell'appetito, che portano a mangiare troppo o troppo poco. Alla base del baby blues e della depressione post partum sono coinvolti molti fattori: ormonali, psicologici, sociali e relazionali.
Nella baby-blues, in particolare, sembra che principalmente responsabile sia il brusco calo degli ormoni che si verifica con il parto, oltre al ritmo sonno-veglia alterato, in conseguenza dei risvegli frequenti del neonato.
Nella depressione post-parto sembra invece che la responsabilità sia, oltre che degli ormoni t, anche del fatto che le donne che hanno vissuto in maniera ansiosa la gravidanza a causa di complicazioni o che hanno vissuto il parto in maniera traumatica, o ancora che erano già soggette a episodi depressivi, hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione dopo il parto.
Inoltre una donna che diventa madre incontra massicci cambiamenti: le priorità nella propria vita mutano drasticamente, così come intervengono trasformazioni nelle relazioni con il partner e la famiglia d'origine. Inoltre il partorire è vero che porta la gioia di una nascita però d'altra parte conduce anche alla perdita dell'identità di “gravida” come essere un tuttuno con il bambino.
Le relazioni e l'ambiente familiare possono ulteriormente influenzare la situazione: eventuali problemi con il partner, la mancanza di una rete di sostegno familiare, così come difficoltà economiche, possono rendere più pesante il compito della neo-mamma, contribuendo allo sviluppo di sintomi depressivi.
E' importante comprendere ciò che sta avvenendo affinchè la madre possa usufruire sia di un sostegno professionale, attraverso colloqui con uno psicologo-psicoterapeuta, che di una rete informale costituita da amici familiari e gruppi di auto aiuto per neo genitori che i servizi del territorio mettono a disposizione.
Elaborazione del lutto
“E in fondo ai tuoi pensieri, dentro di noi, quante cose possiamo trovare che continuano a parlarci di te! Siamo rami intrecciati dello stesso albero, ora chi può dire se siamo noi a custodire i tuoi ricordi o se sono loro a prendersi cura di noi?” ( a Cesare - Alberto Dalfreddo)
La morte di una persona cara è una delle esperienza più dure da affrontare nella vita di un individuo, quando succede si spezza qualcosa, e tutto improvvisamente si ferma, cambiano i contorni delle cose. Entra in scena il dolore, un sentimento acuto che soprattutto all'inizio non lascia tregua. Spesso è il momento sorgono spontanee domande come “Perchè è successo proprio a lei/lui?” e cercare un senso a quello che è accaduto non è facile. Contemporaneamente diviene necessario fare dei cambiamenti nella propria vita, riorganizzandola.
Le emozioni, varie e a volte ambivalenti, vanno dalla tristezza, alla disperazione, dall' apatia e passività all'agitazione, dalla rabbia al senso di impotenza. A volte si riscontrano insonnia, crisi di pianto, desiderio di isolamento.
Ogni persona possiede un proprio modo di reagire ad un evento del genere, ha bisogni e tempi differenti: buttarsi nel lavoro così come chiudersi in se stessi coltivando il ricordo della persona mancata sono solamente due di queste differenti modalità, che ovviamente vanno rispettate. Però una corretta elaborazione del lutto è necessaria per l'equilibrio e la salute di ogni persona
Elaborare il lutto implica passare attraverso alcune fasi, non necessariamente in un ordine uguale per tutti: alla fase dello shock, caratterizzato dal rifiuto della realtà, può seguire la fase della negazione e rabbia in cui prevale un sentimento di ingiustizia. Poi si fa strada la constatazione che ciò che è accaduto non si può cambiare e che si deve prendere atto della realtà : siamo quindi alla fase del patteggiamento.
Qui la rabbia diminuisce per lasciare il posto alla tristezza e alla fase della depressione: questi sentimenti di disperazione o vuoto vanno vissuti fino in fondo per poter poi risalire la china, e giungere al momento successivo la fase dell'accettazione, in cui i ricordi della persona perduta diventano fonte di consolazione, necessaria per poter ricominciare a vivere ritrovando senso e piacere.
L'elaborazione del lutto è il processo che porta a "risolverlo" e a superarlo: per tutto questo periodo è fondamentale condividere la sofferenza con familiari e amici ed evitare di isolarsi lasciando che il dolore diventi dominante e che pi si blocchi.
Un lutto non elaborato può portare allo sviluppo di veri e propri disturbi così come alla compromissione della salute fisica e psicologica. E' comunque possibile “riprendere in mano” un lutto non elaborato anche se sono passati molti anni: in questo caso è utile rivolgersi all'aiuto di professionista o agli appositi gruppi di condivisione e di auto aiuto.
“E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio.” (Tiziano Terzani)
La cura dei rapporti interpersonali ci salva dallo stress
La costruzione di una buona rete sociale intorno a noi funziona da tampone contro lo stress.
Lo dimostra una famosa ricerca condotta dall'Università di Harvard che dura da 75 anni sui fattori che contribuiscono alla salute e alla felicità ha scoperto che le persone che stavano meglio erano quelle che si erano impegnate di più nelle relazioni in famiglia, con gli amici , in comunità. Riassumendo: “la buona vita si costruisce sulle buone relazioni”. Una buona gestione delle relazioni fa sì che riusciamo a costruire una vera e propria rete sociale intorno a noi. Ci sono numerose ricerche secondo cui il sostegno derivante dalla propria rete sociale produce un effetto tampone contro lo stress: chi dispone di maggior sostegno sarà anche più resistente allo stress. Il sostegno derivante dalla rete può rafforzare le capacità di adattarsi alla nuova situazione. Per sostegno si intende sia sostegno emotivo che sostegno pratico o informativo (consigli, suggerimenti).
I rapporti interpersonali, con il partner, con i familiari e con gli amici, sono fondamentali per la nostra salute psicologica: è necessario coltivarli, dedicando ad essi tempo ed energie. Una relazione interpersonale autentica non può essere prevalentemente virtuale: deve prevedere infatti la possibilità di incontrarsi faccia a faccia, in un ambiente che favorisca la comunicazione e lo scambio, anche fisico, di affetto. Il contatto fisico e l'abbraccio tra le persone favorisce la trasmissione di emozioni e sentimenti. Tuttavia, rimanere costantemente in relazione può essere faticoso, soprattutto se siamo circondati da persone che con i loro comportamenti contribuiscono ad esaurirci parlando troppo, muovendosi in fretta da un luogo all’altro oppure lamentandosi: tutto questo può portare anche il nostro organismo in uno stato d’allerta. Ecco perchè è importante trascorrere il proprio tempo con persone piacevoli che stimolino la nostra positività e nutrano la nostra serenità, piuttosto che incrementare il nostro stress. Vanno evitati i cosiddetti “vampiri emozionali”, coloro cioè che utilizzano l'altro solo per spremere energie o per sfogare i propri sentimenti negativi. Anche dedicare del tempo agli altri attraverso attività divolontariato può essere fonte di gratificazione e di benessere relazionale.
La paura al tempo del Coronavirus.
Come gestire la paura al tempo del Coronavirus? Ecco alcune indicazioni per evitare che la paura si trasformi in ansia oppure in panico.
E’ una domanda che ci stiamo facendo un pò tutti: perché oggi, a un mese circa dall’ingresso nella nostra vita del Coronavirus, ognuno di noi, qualunque età abbia e qualunque ruolo svolga, non può sfuggire a questa emozione. La paura ha una funzione positiva, come tutte le cose che si tramandano di specie in specie, in quanto ci aiuta a sopravvivere. Ebbene sì, la paura serve: a fare più attenzione, a essere prudenti, a stare all’erta, a fronteggiare un pericolo.
Training Autogeno e gestione dello stress
Che cos'è esattamente lo stress?
Lo stress è la risposta che il nostro organismo dà quando deve adattarsi a situazioni nuove ma anche difficoltose o impegnative. La reazione è di tipo psicofisico, avviene cioè a due livelli, quello corporeo e quello psicologico; può inoltre essere di tipo positivo oppure negativo. Lo stress può essere attivato da eventi di vita sia piacevoli che spiacevoli, come ad esempio dalla nascita di una figlio, da un trasferimento oppure dalla perdita del lavoro o da una separazione. La risposta dello stress può scatenarsi anche di fronte a fattori fisiologici come i cambiamenti di clima e fuso orario, oppure di fronte a traumi dovuti a malattie o incidenti.
Quando lo stress ha effetti positivi viene denominato eustress: l'individuo è in grado di affrontare la situazione “critica” spendendo le giuste dosi di energia, spirito propositivo ed entusiasmo e uscendone soddisfatto di sé stesso.
Quando invece lo stress ha effetti negativi parliamo di distress: la nuova situazione problematica richiede uno sforzo eccessivamente intenso e prolungato nel tempo, che supera di gran lunga la capacità di adattamento individuale e la persona giunge ad esaurire tutte le sue risorse energetiche.
E' proprio quest'ultimo tipo di stress che, se si stabilizza e diventa stress cronico, può avere delle conseguenze negative come lo sviluppo di disturbi psicologici ( ad esempio ansia, attacchi di panico e depressione) oppure di disturbi fisici ( ad esempio colon irritabile, gastrite e ipertensione arteriosa).
Dalle ricerche risulta che lo stress cronico è alla base dello sviluppo dei cosiddetto disturbi psicosomatici, quei disturbi fisici cioè in cui uno dei fattori scatenanti è la gestione non corretta delle emozioni. Infatti ogni volta che l'individuo è stressato, di fronte ad una “minaccia” si attiva automaticamente una “risposta attacco e fuga” che provoca dei cambiamenti psico-fisici significativi quali irregolarità battito cardiaco, sbalzi pressori, aumento o diminuzione di ormoni nel sangue (es. adrenalina), rallentamento delle prestazioni neuropsichiche, stanchezza.