Un libro sull'adolescenza di oggi

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"La fatica di diventare grandi: la scomparsa dei riti di passaggio" di Marco Aime e di Gustavo Pietropolli Charmet è un 'interessante lettura sulla realtà adolescenziale, in cui i due autori affrontano il tema del delicato passaggio dall'infanzia all'età adulta e di come esso sia drasticamente mutato, sia dal punto di vista antropologico che da quello dei significati psicologici. Aime, l'antropologo, ci racconta di come, in culture molto differenti dalla nostra, l'ingresso nel mondo adulto venga sancito da riti di passaggio ben definiti, alcuni bizzarri, altri addirittura cruenti. Anche la nostra cultura ha visto, in un recente passato, riti specifici quali il servizio di leva, il fidanzamento oppure l'ingresso nel mondo del lavoro: ora però sembrano scomparsi o quasi. Ma da cosa sono stati sostituiti? Sembra che diventare adulti sia diventato un processo più fluido in cui i confini, un tempo netti, ora siano evanescenti e abbiano come conseguenza sociale il fenomeno dell' ”adolescenza lunga”  che a sua volta confluisce nei    “giovani adulti”, categoria dalla durata indeterminata e dalle caratteristiche spurie.

 

Dal punto di vista psicologico, lo psichiatra – psicoterapeuta Pietropolli Charmet delinea un rapporto genitore-figlio adolescente decisamente trasformato: i genitori non dettano più regole e i figli non hanno più la necessità di opporsi, il legame che si crea assomiglia alla complicità. Essere adolescente viene descritta dall'autore come un' esperienza in cui i protagonisti si creano i propri riti dall'interno, senza che questi vengano invece decisi dagli adulti come avveniva in passato. Ed ecco che il tempo che passa e le relative “appartenenze di stato” vengono segnalati dal possesso di particolari oggetti “inanimati” come capi di abbigliamento, attrezzi sportivi, mezzi di locomozione come il motorino, piercing e quant' altro, di volta in volta scelti dall'interno e mutati abbastanza velocemente. Ma, suggerisce l'autore, è davvero una scelta oppure è la società consumista che sfrutta e influenza i mutevoli gusti dei ragazzi alla ricerca dei loro riti? E gli adulti non è il caso che riprendano in mano le loro responsabiltà educative, offrendo sia guida che punti di riferimento?

Una stimolante riflessione sul ruolo dell'aduto insomma, ma anche sulle nuove forme di espressione del pre-adolescente come le dinamiche del gruppo - classe nelle scuole medie: la gruppalità è una dimensione – dice Pietropolli Charmet - che spesso viene sottovalutata dalla scuola, la quale è abituata ad affrontare l'individualità: varrebbe la pena dotarsi di strumenti per analizzare e per poi lavorare con i gruppi di adolescenti, altrimenti rischiano di costituire un mondo a sé, autoreferenziale che comunica con l'adulto solo per le necessità formali, ma che al proprio interno è in grado di organizzare azioni quali vandalismo oppure bullismo, su cui spesso gli adulti intervengono oramai solo a danno già fatto.

 In conclusione mi è parso che gli autori, indicando se non la scomparsa ma la rarefazione dei riti di passaggio, in realtà denuncino una confusione che si sta creando tra due generazioni, quella dei genitori e quella dei figli, quella degli adulti e quella dei ragazzi, e la necessità di confini più netti e di identità più solide.

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Tags: adolescenti , figli, genitori, adolescenza, crescita

Studio Psicologo Belluno - Dottoressa Dalfreddo Emanuela