Disturbi d'ansia
“Non si scoprono nuove terre se non si accettadi perdere di vista per molto tempola terraferma.” (A. Gide)
L'ansia è una condizione psichica caratterizzata da sensazioni di preoccupazione e paura, unite all'impressione di perdere il controllo di sè. E' un'emozione che tutti nella vita hanno sperimentato almeno qualche volta: di solito compare di fronte a situazioni minacciose o stressanti ed ha proprio la funzione di allertare la persona ad affrontare il pericolo. Esiste infatti un'ansia “buona”, di grado moderato, che se si accompagna a prestazioni, come una gara oppure un esame, può addirittura migliorarle, in quanto produce nell'individuo un' attivazione ottimale del suo sistema motorio e/o intellettivo.
Si parla di ansia “patologica” invece quando i sintomi sono così intensi da compromettere la serenità della persona e portano a limitare fortemente il suo stile di vita, danneggiando relazioni e lavoro. Ecco alcuni dei più diffusi
Disturbi d'ansia:
- Attacchi di Panico
- Fobia Sociale
- Agorafobia
- Disturbo Ossessivo Compulsivo
Attacchi di Panico
“Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato.” (F.Pessoa)
Un Attacco di Panico consiste in un preciso lasso di tempo durante i quali insorgono in maniera improvvisa intense sensazioni di paura e terrore che rapidamente, di solito entro 10 minuti, raggiungono l'apice e durano per anche mezz'ora. Per parlare di un vero attacco di panico è necessario che siano presenti almeno 4 dei seguenti sintomi:
- palpitazioni e dolori al petto accompagnati da paura di avere un attacco cardiaco;
- vampate di calore e aumento della sudorazione;
- tremori fini o a grandi scosse;
- perdita del senso della realtà e alterazione nelle percezioni;
- dispnea e/o sensazione di soffocare;
- nausea e/o disturbi addominali;
- brividi e/o sensazioni di torpore e formicolio
- vertigini, sensazione di testa vuota e/o senso di svenimento;
- paura di perdere il controllo o svenire;
- paura di impazzire e/o paura di morire.
- derealizzazione e depersonalizzazione
La persona che sta provando l'attacco di panico pensa di stare per morire, in alcuni casi di aver un infarto oppure un “Ictus” o di stare per impazzire. Alcuni riferiscono di aver provato urgentemente il bisogno di scappare dal luogo in cui sta avvenendo l'attacco.
Disturbo di panico con o senza agorafobia
Il Disturbo di Panico, con o senza agorafobia, è caratterizzato da una serie di attacchi di panico che si ripetono senza nessuna possibilità di previsione Il primo attacco, vista la sua intensità, in genere suscita una grande preoccupazione che si possa ripetere. Il disturbo di panico può essere accompagnato da “agorafobia”: generandosi la pirale “paura della paura” la persona è portata ad evitare tutte le situazioni simili a quelle in cui si è manifestato l'attacco per la prima volta. Vengono inoltre evitati i luoghi in cui sia difficile allontanarsi per mettersi al sicuro (ponti, gallerie, cinema..) oppure le situazioni in cui non sia possibile avvalersi dell'aiuto di qualcuno (la persona si muove da casa solo se accompagnata
Disturbo Ossessivo Compulsivo
"Solo se mi accetto come sono, posso cambiare" C.R. Rogers.
Tale disturbo è caratterizzato dall'intrusione di ossessioni cioè pensieri, immagini e idee fisse che vengono vissute come inappropriate , e che, indipendendemente dalla volontà del soggetto, si presentano con insistenza nella mente, causando un marcato disagio e grave sofferenza nella sua vita. Per tentare di mettere fine all'angoscia che tali pensieri provocano la persona mette in atto alcune azioni e comportamenti ripetitivi, dette compulsioni, che si manifestano come impulsi non controllabili.
Esempi di ossessioni sono i pensieri di contaminazione (di contrarre una malattia toccando le banconote) oppure i dubbi ripetitivi ( se la luce è stata spenta oppure no), la necessità che le cose siano in ordine o pulite, fantasie sessuali.
Esempi invece di compulsioni sono comportamenti ripetitivi come lavarsi le mani e controllare che la porta sia chiusa, oppure azioni mentali come ripetere alcune frasi scaramantiche o contare fino a 10.
Sia le ossessioni che le compulsioni spesso non hanno alcuna attinenza con la realtà, e sono anche accompagnate dalla consapevolezza della persona di quanto esse siano irragionevoli, ma persistono ugualmente.
Per poter parlare di disturbo è necessario che tali pensieri e azioni oltre a provocare sofferenza e disagio richiedano del tempo, più di un'ora al giorno e che esse interferiscano in maniera significativa nelle relazioni, nella vita lavorativa o scolastica e nelle abitudini quotidiane del soggetto.
Questo disturbo si presenta con maggiore frequenza tra gli adolescenti e i giovani adulti; spesso si ritrova all'interno della stessa famiglia, avvalorando le ipotesi genetiche.
Depressione
“Non c'è giorno a cui non segua la notte, non c'è notte senza alba...né gioia imperitura... né dolore infinito....” dal Libro I-Ching
Possiamo definire la Depressione quello stato caratterizzato da una molteplicità di sintomi in cui prevale una grande tristezza e un sentimento di “vuoto”, che perdura quasi tutto il giorno. Oltre alla significativa deflessione del tono dell'umore si assiste alla marcata diminuzione di piacere e coinvolgimento verso persone e attività . Possono comparire inoltre sentimenti di autosvalutazione, sensi di colpa e di responsabilità eccessivi, difficoltà a prendere decisioni, difficoltà a pensare o a concentrarsi e a memorizzare, apatia, idee negative su di sé e sulla propria vita, idee di morte e di suicidio.
La persona depressa si sente stanca e priva di energie, appare rallentata, a volte agitata e irritabile. Nei bambini e negli adolescenti prevale l'irritabilità. Può soffrire di insonnia o al contrario rifugiarsi nell'ipersonnia, cioè nel dormire troppe ore.
Cambia il suo rapporto con il cibo: a volte si riscontra la perdita dell'appetito e essa può quindi può perdere peso in maniera significativa; altre volte invece mangia troppo ed allora si assiste a un significativo aumento di peso.
La persona depressa può presentare facilità al pianto, preoccupazioni eccessive per la salute fisica, lamentele per dolori vari, tendenza a rimurginare, ansia. I sintomi riferiti interferiscono in maniera significativa con le relazioni che di solito nel corso di una depressione vengono riferite come insoddisfacenti. L'individuo fatica a portare a termine i propri compiti lavorativi che vengono percepiti come più faticosi e pesanti. Il grado della depressione può essere lieve, moderata o grave. Se non trattato un episodio depressivo può durare anche sei mesi o più.
Depressione post partum
“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall'altro, quanto l'essere incinta. La madre è raddoppiata poi divisa a metà e mai più sarà intera.” Erika Jong
Nei giorni immediatamente dopo il parto, insieme alla felicità di essere madre e ai sentimenti di tenerezza nei confronti del neonato, alcune donne sperimentano anche dei sentimenti che non si aspettavano, a volte in contrasto con la tanto decantata fierezza e beatitudine che contraddistingue la neo mamma. Proprio perchè inaspettati e contrastanti sono anche difficili da riconoscere e da accettare e a volte rimangono segreti.
Vengono avvertiti sentimenti di malinconia e tristezza, irritabilità, inquietudine ed ansia, facilità al pianto.
Questo periodo viene chiamato anche "maternity-blues" o "baby-blues" tende a durare circa una settimana, dopo la quale la labilità emotiva sopra descritta si dissolve.
Una percentuale di donne sperimenta invece la depressione post partum che vede il perdurare di questi sintomi a cui si aggiungono la fatica dell'essere mamma: l'umore diviene più cupo e pesante, fanno la comparsa ansia e angoscia, il bambino, così come tutta l'esperienza della maternità, vengono avvertiti con sentimenti di insofferenza e rabbia. La neo mamma sperimenta quindi una sensazione di vuoto e mancanza di energia, prevale la tristezza e tutto appare senza senso e inutile. E' spesso prossima al pianto.
E viene invasa dal senso di incapacità. Vive senso di colpa in quanto non si sente una brava mamma e una moglie adeguata; può vivere anche anche ansia per il figlio e persistenti preoccupazioni che gli possa succedere qualcosa..
A volte si rifiuta di stare da sole con il piccolo perché teme di non riuscire a farcela così come di potergli fare del male.
Possono comparire insonnia e disturbi dell'appetito, che portano a mangiare troppo o troppo poco. Alla base del baby blues e della depressione post partum sono coinvolti molti fattori: ormonali, psicologici, sociali e relazionali.
Nella baby-blues, in particolare, sembra che principalmente responsabile sia il brusco calo degli ormoni che si verifica con il parto, oltre al ritmo sonno-veglia alterato, in conseguenza dei risvegli frequenti del neonato.
Nella depressione post-parto sembra invece che la responsabilità sia, oltre che degli ormoni t, anche del fatto che le donne che hanno vissuto in maniera ansiosa la gravidanza a causa di complicazioni o che hanno vissuto il parto in maniera traumatica, o ancora che erano già soggette a episodi depressivi, hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione dopo il parto.
Inoltre una donna che diventa madre incontra massicci cambiamenti: le priorità nella propria vita mutano drasticamente, così come intervengono trasformazioni nelle relazioni con il partner e la famiglia d'origine. Inoltre il partorire è vero che porta la gioia di una nascita però d'altra parte conduce anche alla perdita dell'identità di “gravida” come essere un tuttuno con il bambino.
Le relazioni e l'ambiente familiare possono ulteriormente influenzare la situazione: eventuali problemi con il partner, la mancanza di una rete di sostegno familiare, così come difficoltà economiche, possono rendere più pesante il compito della neo-mamma, contribuendo allo sviluppo di sintomi depressivi.
E' importante comprendere ciò che sta avvenendo affinchè la madre possa usufruire sia di un sostegno professionale, attraverso colloqui con uno psicologo-psicoterapeuta, che di una rete informale costituita da amici familiari e gruppi di auto aiuto per neo genitori che i servizi del territorio mettono a disposizione.
Elaborazione del lutto
“E in fondo ai tuoi pensieri, dentro di noi, quante cose possiamo trovare che continuano a parlarci di te! Siamo rami intrecciati dello stesso albero, ora chi può dire se siamo noi a custodire i tuoi ricordi o se sono loro a prendersi cura di noi?” ( a Cesare - Alberto Dalfreddo)
La morte di una persona cara è una delle esperienza più dure da affrontare nella vita di un individuo, quando succede si spezza qualcosa, e tutto improvvisamente si ferma, cambiano i contorni delle cose. Entra in scena il dolore, un sentimento acuto che soprattutto all'inizio non lascia tregua. Spesso è il momento sorgono spontanee domande come “Perchè è successo proprio a lei/lui?” e cercare un senso a quello che è accaduto non è facile. Contemporaneamente diviene necessario fare dei cambiamenti nella propria vita, riorganizzandola.
Le emozioni, varie e a volte ambivalenti, vanno dalla tristezza, alla disperazione, dall' apatia e passività all'agitazione, dalla rabbia al senso di impotenza. A volte si riscontrano insonnia, crisi di pianto, desiderio di isolamento.
Ogni persona possiede un proprio modo di reagire ad un evento del genere, ha bisogni e tempi differenti: buttarsi nel lavoro così come chiudersi in se stessi coltivando il ricordo della persona mancata sono solamente due di queste differenti modalità, che ovviamente vanno rispettate. Però una corretta elaborazione del lutto è necessaria per l'equilibrio e la salute di ogni persona
Elaborare il lutto implica passare attraverso alcune fasi, non necessariamente in un ordine uguale per tutti: alla fase dello shock, caratterizzato dal rifiuto della realtà, può seguire la fase della negazione e rabbia in cui prevale un sentimento di ingiustizia. Poi si fa strada la constatazione che ciò che è accaduto non si può cambiare e che si deve prendere atto della realtà : siamo quindi alla fase del patteggiamento.
Qui la rabbia diminuisce per lasciare il posto alla tristezza e alla fase della depressione: questi sentimenti di disperazione o vuoto vanno vissuti fino in fondo per poter poi risalire la china, e giungere al momento successivo la fase dell'accettazione, in cui i ricordi della persona perduta diventano fonte di consolazione, necessaria per poter ricominciare a vivere ritrovando senso e piacere.
L'elaborazione del lutto è il processo che porta a "risolverlo" e a superarlo: per tutto questo periodo è fondamentale condividere la sofferenza con familiari e amici ed evitare di isolarsi lasciando che il dolore diventi dominante e che pi si blocchi.
Un lutto non elaborato può portare allo sviluppo di veri e propri disturbi così come alla compromissione della salute fisica e psicologica. E' comunque possibile “riprendere in mano” un lutto non elaborato anche se sono passati molti anni: in questo caso è utile rivolgersi all'aiuto di professionista o agli appositi gruppi di condivisione e di auto aiuto.
“E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio.” (Tiziano Terzani)