In questo articolo vIene approfondito il rapporto esistente tra stress e alimentazione, oltre al ruolo giocato dalle emozioni prima durante e dopo i pasti. Comprendere questo legame può influenzare positivamente la decisione di seguire un percorso di alimentazione consapevole
Lo stress è in grado di alterare anche drasticamente le abitudini alimentari delle persone. Tuttavia tale effetto è ambivalente, non è ancora chiaro in quale verso, se cioè spinga a mangiare di più o di meno. Ci sono persone che, nei momenti di maggiore tensione, ricorrono ai loro cibi preferiti, di solito ricchi di zuccheri e grassi, che svolgono una funzione autogratificante.
Altre persone invece, quando lo stress aumenta, avvertono una sensazione di chiusura allo stomaco e tendono a ridurre l'ingestione di cibo.La sensazione di fame/sazietà può addirittura alterarsi e il nostro cervello trasmettere segnali di fame anche se lo stomaco è pieno. La soglia della sensibilità alle gratificazioni si abbassa: ecco perchè si ricorre ai confort-food che compensano alcuni effetti psicologici dello stress, quali ansia e depressione.
Perchè in certi momenti sento il bisogno di cibo? E' sempre fame? Perchè mangio più del necessario? Se ciò che mi spinge verso un cibo è un' emozione, sono in grado di capire di quale emozione si tratta? L'atto di mangiare può calmare e distrarre da stimoli sgradevoli. Ecco che allora un attacco di fame, di solito una reazione sincera, avvisa che esiste uno squilibrio: c'è un bisogno insoddisfatto di calma e distrazione che troverà risposta nel cibo.
Gli attacchi di fame seppur “sinceri” possono essere definiti come un comportamento problematico, però non possono sparire immediatamente, in quanto hanno una loro ragione di esserci e, solo quando la persona svilupperà un modo diverso di essere e di comportarsi, verranno riconosciuti come non più “necessari”. L'obiettivo deve essere imparare a diventare consapevole delle emozioni che precedono e accompagnano l'ingestione di cibo: capire, per esempio, che in certi momenti si sta mangiando non per fame ma perchè si è arrabbiati. Il passo successivo sarà rispondere alla domanda: come posso separare la rabbia dall'introduzione del cibo? Oppure quando sono arrabbiato prediligo certi tipi di cibo rispetti ad altri? Con quali caratteristiche?
Non sempre è facile rispondere e può essere utile farsi aiutare da uno psicologo esperto di alimentazione: egli guiderà la persona a capire le motivazioni psicologiche che la spingono verso il cibo in maniera “problematica”. Diventare consapevoli di tali meccanismi prima di affrontare una dieta può essere la carta vincente che contribuisce a determinare il successo di un percorso di questo tipo .
Bibliografia
Armando Piccinnini - “Drogati di cibo: quando mangiare crea dipendenza” - Giunti Editore S.p.A. 2016
Renate Goeckel - “Donne che mangiano troppo: quando il cibo serve a compensare i disagi affettivi” - Feltrinelli 1988